Coppia e lavoro: la storia di Grazia e Giuseppe, tra ruoli complementari, sfide L’Oréal e innovazione in un salone di Milano.
Molti si chiedono come sia possibile lavorare insieme per anni senza incrinare il rapporto di coppia.
Questa intervista nasce proprio da qui: dal desiderio di offrire un esempio concreto di come vita privata e lavoro possano sostenersi a vicenda.
Con l’approccio delle Biografie Pedagogiche, ho raccolto la storia di due amici che conosco da oltre dieci anni: Grazia e Giuseppe, una coppia che condivide non solo la vita, ma anche il lavoro.
Il loro salone è Grant Hairdresser, realtà milanese che oggi vede al loro fianco anche il socio Sergio Castiglia.
Coppia e Lavoro: Perché raccontarsi?
Molti vi chiedono come si possa lavorare insieme, come coppia, per così tanti anni. Da dove è iniziata questa avventura e quale scelta ha fatto la differenza?
Giuseppe: Venticinque anni insieme, dal 2000. Prima avevo un locale sui Navigli: dal ’95 al 2000, dopo un periodo da dipendente, ero passato a gestirlo. Grazia invece aveva aperto il salone già nell’89.
Per anni ci siamo incrociati a fatica: lei a casa il lunedì, io lavoravo; il sabato per me mezza giornata, per lei il giorno intero.
A un certo punto ci siamo detti la verità: con due attività così diverse coppia e lavoro stavano andando a scatafascio. Qualcuno dei due doveva vendere. Inizialmente ho fatto i “quattro conti della serva”: un bar rende molto più di un salone, forse dieci volte.
Però mi sono chiesto: vuoi solo soldi o vuoi tenerti la Grazia di cui ti sei innamorato?
Lei ama profondamente il suo mestiere. Temevo che, togliendola dal suo ambiente, sarebbe cambiata. Forse sì, forse no. Non volevo rischiare. Così ho scelto: mollo io. Ho venduto il bar e sono entrato in collaborazione con lei.
Come resistiamo così a lungo? Perché non facciamo lo stesso lavoro. Io non sono parrucchiere, non è nelle mie corde.
Quando sono entrato ho ribaltato i processi e informatizzato tutto. Nel 2000 siamo stati tra i primi ad adottare gestionali per parrucchieri: agenda elettronica, contabilità, fatturazione, analisi dei dipendenti.
Prima era carta e biro, da noi no.
Questa competenza me la sono costruita guardando lei: l’amore per il lavoro c’era già. In sintesi: lei mette cuore e arte, io creo il sistema che le permette di esprimerli.
È così che coppia e lavoro stanno in piedi da venticinque anni.
La Sfida di Grazia come L’Oréal Ambassador
Grazia, sei una professionista e imprenditrice riconosciuta, L’Oréal Ambassador Qual è stata la tua più grande sfida personale in questo percorso?
Formazione e crescita professionale
Grazia: Diventare L’Oréal Ambassador è stata una tappa fondamentale. Una sfida vera, perché comporta una crescita professionale impegnativa, che ti mette sempre alla prova. Come diceva Giuseppe, nel 2000 abbiamo deciso di cambiare: “facciamo qualcosa di diverso”.
L’Oréal ci propose questo percorso e io mi ci sono buttata.
Essere L’Oréal Ambassador significa studiare alla base tutto: dalla colorazione agli ingredienti degli shampoo. Non si tratta solo di vendere un prodotto, ma di conoscerlo a fondo, capirne gli effetti e saperli spiegare al cliente con chiarezza.
Un’altra sfida è stata formare i colleghi.
Con i clienti racconti la moda, li accompagni nelle tendenze. Con i professionisti no: ti osservano mentre esegui una collezione e sanno se stai lavorando bene.
Questo ti obbliga a un livello di attenzione altissimo e ti fa crescere in modo esponenziale.
Oggi vedo lo stesso percorso in Sergio Castiglia, che sta crescendo con noi.
E penso che sia giusto così: ogni generazione deve fare la sua strada, esattamente come noi la facciamo da oltre vent’anni, intrecciando coppia e lavoro in un equilibrio che continua a rinnovarsi.
Creatività e impresa: due lati inseparabili
In che modo la creatività e la precisione tecnica del tuo lavoro si intrecciano con la responsabilità di guidare un’impresa?
Grazia: Per me creatività e impresa vanno di pari passo. Se non sei capace di eseguire bene il tuo lavoro, non puoi guidare un’azienda né insegnare ai tuoi collaboratori. La creatività è ciò che mi spinge a non fermarmi: anche oggi, a sessant’anni, ho voglia di imparare, di scoprire novità. Senza stimoli resti “basic”. Noi invece vogliamo guardare sempre più in alto.
Essere L’Oréal Ambassador mi ha insegnato che la formazione non finisce mai: è continua, ti costringe a crescere e a restare aggiornata.
Oggi ho rallentato, seguo soprattutto la parte stilistica, gli eventi, il cinema, le sfilate.
La parte didattica l’ho lasciata a Sergio Castiglia, che sta crescendo con entusiasmo nel suo percorso.
In un’impresa è fondamentale che ci sia sempre qualcuno pronto a raccogliere il testimone: solo così si garantisce continuità.
Organizzazione e Comunicazione: Competenze che generano Valore
Qual è stato il tuo contributo specifico nell’organizzazione e nella comunicazione, e come ha influito sull’equilibrio tra coppia e lavoro?
Giuseppe: Oggi la comunicazione è veloce, non puoi permetterti errori.
Lo/la stylist deve concentrarsi solo sul suo mestiere. Se lo/la carichi anche di conti, fornitori, problemi con i collaboratori, non lavorerà mai bene.
L’ho imparato in questi venticinque anni: il/la parrucchiere/a è un mestiere particolare.
Ti faccio un esempio: se cammini per strada e un uomo/donna ti tocca i capelli, la maggior parte delle persone reagisce male.
Perché? Toccare la testa è un gesto intimo. Quando lavi o acconci una/un cliente, trasmetti il tuo stato d’animo. Per questo lo/la stylist deve essere sereno/a. Io mi occupo di tutto ciò che serve a farli lavorare bene.
Grazia: E non solo. Oggi la pubblicità passa da Instagram, TikTok, Facebook. Una volta bastava un annuncio sul giornale, oggi i clienti arrivano dai social.
Giuseppe ha capito per tempo che bisognava investire nella comunicazione digitale.
Giuseppe: Ho 65 anni e quando mi volto indietro vedo un bel percorso. Non facile — il “Mulino Bianco” esiste solo in televisione — ma pieno di soddisfazioni. Molti pensano che lo/la stylist sia tutto.
In realtà, perché un orologio funzioni, servono tutti gli ingranaggi. Il mio ruolo è stato proprio questo: farli girare insieme, nel modo giusto.
Ho dato equilibrio, organizzazione e visione. È questa la mia parte nella nostra storia.
Realizzarsi insieme senza smettere di essere Se stessi
È possibile essere coppia anche nel lavoro? Sì.
Conosco Grazia e Giuseppe da oltre dieci anni. Ho proposto loro di raccontarsi e lo hanno fatto con autenticità e semplicità, dimostrando che si può costruire un percorso di vita e professione senza perdere la propria individualità.
La loro storia dimostra che il racconto, quando viene condiviso, non solo valorizza il passato: riaccende idee e significati per il futuro.
È la finalità delle interviste biografiche pedagogiche: riflettere sul proprio vissuto, dare valore alle esperienze, trasformare i ricordi in nuove possibilità.
👉 Nella seconda parte scopriremo i Valori che li guidano, le Sfide affrontate in famiglia e i sogni che ancora custodiscono.
Leggi qui la Parte 2: Coppia e Lavoro: L’Unione porta al Successo
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